
Fu quello l'ultimo giorno di tutta una fase della mia vita; ma allora non lo sapevo.
Rimasi seduta [...] a scrivere la mia poesia finché ci fu sole.
[...]
Mi rendevo conto che c'era un demone in me che gioiva nel vedere le persone per quello che erano, e sempre di più, e sempre di più.
[...]
Fleur era il nome che mi era stato perigliosamente conferito alla nascita, quando, come sempre in questi casi, ancora non si sa come diventeremo. Non che fossi particolarmente brutta; ma Fleur non era il nome giusto, e tuttavia era il mio, come i nomi di quelle malinconiche Gioie o quei timidi Vittorii, quelle ingloriose Glorie o materialistiche Angele che siamo destinati a incontrare nel corso di una lunga vita di cambiamenti e infiltrazioni. Una volta ho conosciuto un Lancillotto che, ve lo assicuro, era tutt'altro che un cavaliere.
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