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domenica 30 maggio 2010

(e guarda la casa editrice)

Ricomincio da qui, da un decaffeinato dopo pranzo.


Ebbene sì, non ci sono più i caffé di una volta. E, da un mese e dieci giorni, neanche le colazioni.
Ammaccata. Niente inizi perfetti, solo inizi già iniziati. Ma nn mi lascio distogliere dalla voglia di riaprire il blog. E così ricomincio con quello che c'è, con quello che ho, da quella che sono ora. Vergogna da decaffeinato incluso.

E' un'ora che decoro casa come se dovesse cominciare una festa. Ho passato la mattinata a cucinare (timballo di riso e zucchine al forno nelle due terrine rosse che vengono dal Sud, mozzarella lui, zucchine io, e poi fragole con la panna e fette di ananas) e ascoltare max gazzè (l'amore pensato-mentre dormi), per poi, nel bel mezzo di una strofa o di una fetta di zucchina, scoppiare in pianti disperati (ma di quelli coi singhiozzi, eh!), con le lacrime che bagnavano la maglietta grigia e buona di G. che ogni volta faceva capolino dall'altra stanza.. E ora sono qui, con questi miei art-attack da parete.. ho ripescato il poster di MelaGattarumena, che ora incornicia il nostro finestrone sui tetti di milano, e attaccato nell'unica parete bianca di casa nostra, il poster gigante di 8emezzo, quello di Gianluca "scapolo con pasta al pesto italiano" che spuntava dietro le spalle delle nostre prime conversazioni skype Milano-Cambridge. E ora.. la cartolina di Manhattan di Woody Allen, che abbiamo visto all'OberdanSottoCasa il primo gennaio di quest'anno, una serata perfetta di un giorno perfetto, passato a preparare il pranzo e ballare il valzer del Concerto di capodanno in pigiama.
Mi sento come se stessi prendendo il cestino di vimini e la tovaglia migliore, quella a quadretti bianca e rossa e ora dovessi preparare i panini e le fragole per il pic nic nel sole che c'aspetta.
Strano, perché da domani non ci saranno più pause pranzo ai giardini Palestro, appuntamenti all'Esselunga col carrellino fucsia della spesa, caffè al Picchio, passeggiate sotto l'acqua come ieri sera, cartoni vuoti di pizze del King e bicchieri di granita alla mandorla di grom. Forse perché sento che tutto questo sfugge, sento tanto forte il bisogno incontenibile di vederlo ancora, di farlo vedere a casa nostra, che niente finisce, muta ancora una volta forma e ci adatteremo e ci ameremo anche in questa.
Però che male quel biglietto areo ritrovato prima, il volo Londra-Milano del 17 ottobre che lo portava, per sempre, alla nostra vita.
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