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martedì 4 dicembre 2012

Quello che la mia mente dipendente immagina...

Sto leggendo le bozze di un libro che pubblichiamo a gennaio (Bill Clegg, 90 giorni) e ne resto fulminata:


All’improvviso qualche migliaio di dollari sembra a portata di mano e riesco a sentire quel vecchio ardore, quella voglia paralizzante, ritornare in vita. [Tornare dallo spacciatore a prendere il crack dopo la disintossicazione in clinica.] Immagino il sollievo che la prima botta può dare e mi ritrovo in piedi dal divano a camminare. 
No, no, no, cantileno. No, col cazzo. Quella compulsione, una volta innescata, è quasi impossibile da arrestare. Quello che la mia mente dipendente immagina, il mio corpo dipendente va a cercare. È come Bruce Banner mentre diventa l’Incredibile Hulk. Una volta che i suoi muscoli cominciano a strappare i vestiti e la sua pelle diventa verde non ha alcuna scelta se non lasciare che il mostro emerga da dentro e scateni l’inevitabile flagello.


Lui ha 90 giorni per uscire dal crack. Ma le crisi di astinenza, i mostri e le ricadute sono le stesse di ogni dipendenza.
Chi di noi non ne ha?



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